Fiordo di Furore e ‘Il paese che non c’è’

Fiordo di Furore

Una spaccatura della roccia, immersa in una natura selvaggia che incornicia una piccola spiaggia di appena 25 metri: così appare il Fiordo di Furore, piccolo gioiello naturale nel cuore della Costiera Amalfitana.

Di questo angolino così suggestivo si innamorarono Anna Magnani e Federico Fellini: era il 1948 ed erano in corso le riprese di  “L’amore” , film in due episodi emblematico della poetica del regista Rossellini, all’epoca coinvolto in una storia d’amore  con l’attrice.

E si innamorano ancora oggi migliaia di viaggiatori, che, tra lo stupore e la meraviglia, immortalano e condividono sui social il famoso ponte sospeso sul Fiordo.

Il fiordo è costituito da una profonda  spaccatura nella roccia ed è attraversato dal torrente Schiato che scivola veloce dall’altopiano di Agerola.

La conformazione geologica del Fiordo di Furore lo ha reso nei secoli un luogo sicuro da attacchi nemici.

Queste profonde insenature e rocce a strapiombo sono tipiche dei paesaggi del nord Europa e anche Furore assume le connotazioni fisiche tipiche di quei paesaggi da favola fondendole però con odori e atmosfere mediterranee; come in ogni luogo d’incanto, anche qui  non mancano le leggende, come vedremo in seguito.

Dal 1997 è stato inserito dall’ UNESCO, con altri luoghi della Costiera Amalfitana, nei siti patrimonio dell’umanità. Furore, inoltre con i suoi 800 e passa abitanti è entrato a far parte del club dei “Borghi più belli d’Italia”.

Un po’ di storia

FIordo di Furore

Come nasce il nome Furore?

Una leggenda locale narra che il Diavolo in persona si sia recato a Furore e che gli abitanti, non gradendo la sua presenza, si siano dimostrati inospitali nei suoi confronti.

Il Diavolo allora andando via e  penso di lasciare un “ricordo” nei pressi di Agerola, ma per errore  si pulì con la più aggressiva delle ortiche. Nell’atto di scappare viaurlando e bestemmiando, sbattè “furioso” i piedi segnando per sempre quel tratto di strada.

Gli storici però sostengono che il comune, denominato in passato “Terra Furoris”, prenda il nome dal rumore delle che si infrangono furiose sugli scogli del piccolo fiordo.

Il porto naturale oggi sembra un museo a cielo aperto dove con un po’ di fantastia si può sentire ancora il vociare dei mercanti che vi approdavano, protagonisti dei fiorenti traffici via parte della Costiera Amalfitana.

Il Fiordo di Furore, infatti, in passato ospitava opifici nei quali si lavorava la carta, come dimostra l’antico spanditoio, collocato a valle, dove questa veniva asciugata,   Tra le altre attività importanti per l’economia locale vi era la molitura del grano.

Il catasto carolino compilato nel 1752 ha fatto emergere molte notizie storiche sul Fiordo di Furore che, per quanto riguarda l’agricoltura, era considerato un posto inospitale e caratterizzato da terreni poco produttivi.

Nel paese in alto lungo la collina i pochi abitanti si dedicavano alla pastorizia e all’artigianato.

Le strade del borgo hanno i nomi delle famiglie più importanti, come “Li summonti”, “Le porpore”, “Li cuomi” e “Li candidi”.

La famiglia più antica è quella dei Summonti che giunsero presso il Fiordo di Furore intorno al 1400 e conosciuti come uomini onesti e retti in quanto costituirono una specie di fondazione per far sposare ogni anno una “zitella” altrettanto onesta ma povera.

Gli abitanti di Furore sono davvero grati ai Summonti e ogni anno si recavano presso la loro dimora per portare “tre rotola di ragoste, bone vive et apte a riceversi” in segno di rispetto.

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Il Fiordo

Il Fiordo di Furore si svela agli occhi del viaggiatore senza troppi segreti: uliveti, vigneti, limoneti, maioliche che brillano sotto la luce del sole e ancora macchia mediterranea, tra l’azzurro del cielo inghiottito dal mare.

La spiaggia del Fiordo di Furore è molto piccola (circa 25 metri) e si accede attraverso un percorso nella roccia che parte dal ponte sul fiordo sulla Statale Amalfitana.

Tutti gli anni, a luglio, si tiene una gara internazionale di tuffi che raggiungono la massima altezza con il salto dal ponte a 28 m. dal mare.

In alcuni giorni lo specchio d’acqua è molto affollato, e si possono visitare gli altri siti di interesse storico e naturalistico.

Il Fiordo, in alcuni periodi dell’anno, invita al silenzio e alla riflessione. Lontano dalla mondanità tipica di alcuni comuni della Costiera Amalfitana, si può ancora sentire l’alito leggero di qualche ninfa innamorata che si nasconde tra le rupi.

Furore: il paese che non c’è

Fiordo di Furore

Una curiosità su Furore riguarda il modo con cui viene spesso definito il borgo alto, ovvero “il paese che non c’è”, perché, non esiste un vero e proprio abitato e le case spuntano dai costoni di roccia come macchie di colore.

I pochi muri sono delle gallerie a cielo aperto con i “muri d’autore”, i murales e le sculture.

Il territorio di Furore si estende sino al confine con Praiano e Conca dei Marini e regala alcuni tra i più suggestivi e selvaggi panorami della costa. Spettacolari sono i suoi vitigni a terrazze da cui si ricavano alcuni tra i più pregiati vini della Costa d’Amalfi.

Come arrivare con i mezzi pubblici

Fiordo di Furore

Ci sono diverse possibilità per arrivare con i mezzi pubblici al Fiordo di Furore con i bus SITA.

Da Salerno o Napoli bisogna prendere la linea per Amalfi e una volta arrivati al capolinea cambiare bus, linea per Positano/Sorrento, la fermata è nei pressi del ponte sul fiordo. Da Sorrento va presa la linea per Amalfi e scendere alla già menzionata fermata sul ponte del Fiordo.

Per raggiungere invece il “paese che non c’è”, in alto lungo le pendici della collina, bisogna prendere il bus della linea Amalfi – Agerola.

Se state pensando di raggiungere il Fiordo di Furore in auto, vi sconsigliamo di farlo, poiché non è facile parcheggiare nelle immediate vicinanze.

In caso vogliate avventurarvi con il vostro veicolo, le soluzioni sono due: potete parcheggiare a Praiano, presso un parcheggio privato e procedere a piedi per i due km che vi separano dalla  destinazione.

In alternativa, potreste pranzare in uno dei ristoranti nelle vicinanze e chiedere di lasciare l’auto per il tempo della vostra visita.

Non garantiamo la riuscita dell’operazione, in quanto nei periodi di alta stagione non è semplice per le attività, prese d’assalto dai viaggiatori, tenere occupato un posto auto. Tuttavia, se viaggiate in bassa stagione, la vostra richiesta potrebbe essere esaudita.

Per altri consigli sugli spostamenti in Costiera Amalfitana, vi invitiamo a leggere l’articolo completo sul nostro sito.

Una curiosità letteraria sul Fiordo di Furore

Ci siamo già concessi il vezzo di una curiosità cinematografica,  menzionando il film “L’amore” di Rossellini, ambientato proprio presso il suggestivo Fiordo di Furore.

Una curiosità sconosciuta ai più riguarda un romanzo giallo ambientato proprio a Furore, scritto da Umberto Cutolo, giornalista romano, innamorato della Costiera.

L’autore, infatti, da anni viene in vacanza in Costiera Amalfitana, proprio nei pressi del caratteristico borgo.

Ed è proprio a Furore che ha scritto ed ambientato il suo romanzo “Omicidio all’acqua pazza”, che ruota intorno all’indimenticabile figura di Omero Sgueglia, cuoco di un hotel nei pressi del Fiordo.

La narrazione inizia all’insegna della leggerezza e dell’ironia, fino al colpo di scena: una donna viene trovata impiccata al ponte che attraversa il Fiordo.

Da qui, partono le indagini del maresciallo Di Salvo, che condurranno, tra personaggi molto particolari, aneddoti e dialoghi esilaranti, alla risoluzione del caso.

Escursioni e itinerari

Fiordo di Furore

Attenti, Furore non è solo il noto Fiordo. Il comune, facente parte della Costa d’Amalfi in provincia di Salerno, si estende anche in alto, lungo le pendici della costa fino all’altopiano di Agerola, attraversato da una tortuosa e panoramica strada a tornanti.

Il Fiordo di Furore è il fiore all’occhiello dell’eco-turismo, ovvero l’esperienza di viaggio nel pieno rispetto della natura.

Proprio qui ha sede l’ “Ecomuseo del Fiordo di Furore”, un progetto importante per il recupero e la valorizzazione delle strutture esistenti come mulini e sistemi idrici di epoche lontanissime.

Il progetto ha avuto inizio nel 1982 ed è stato portato a termine solo nel 2000.

Il progetto Ecomuseo è importante perché mira a valorizzare l’identità unica di Fiordo di Furore ed è strutturato in diverse sezioni come ad esempio l’erbario e l’aula celeste.

Presso il centro visite guidate vi sono degli operatori sempre pronti a partire alla scoperta del Fiordo di Furore e dei suoi segreti.

Nel paese in alto, da non sottovalutare gli itinerari religiosi alla scoperta di edifici interessanti come la Chiesa di San Giacomo, che conserva intatte le sue antiche caratteristiche.

Attraverso alcuni documenti notarili è stato possibile stabilire che la Chiesa è la più antica del Fiordo di Furore e che era consacrata a San Giacomo perché sorgeva sulla località “Sancti Jacobi de Casanova”.

La Chiesa di San Michele invece ha un caratteristico ingresso asimmetrico, secondo gli esperti realizzato in seguito all’allargamento della navata sinistra.

Infine da visitare la Chiesa di Sant’Elia ad una sola navata e con varie stratificazioni ancora oggetto di studi, da cui parte uno degli itinerari più apprezzati dagli escursionisti, ovvero la “passeggiata dell’amore” che porta al Belvedere di Praiano, dove si gode di una romantica vista sulla Costiera Amalfitana.

Molti sono i sentieri che attraversano il territorio di Furore, alcuni molto interessanti.  Tra i più spettacolari ci sono: il “Sentiero di Abu Tabela”, una passeggiata di 50 minuti che parte dalla zona Pino e arriva a San Lazzaro, portando il viaggiatore sulle tracce del generale Avitabile.

Il “sentiero dei Nidi di Corvo”, invece, è leggermente più lungo e parte da Centena per arrivare a Bomerano di Agerola.

Fra pergole e noccioleti si batte la stessa terra dei briganti, e dal costone si possono scorgere i ruderi dell’Eremo.

Per i temerari invece c’è il “sentiero dei Pipistrelli impazziti” che ha una durata di 30 minuti, si parte dal Fiordo di Furore e si arriva a Punta Tavola passando per una fitta vegetazione che porta alla vecchia cartiera, abitata da pipistrelli e avvolta da un’aria sinistra e misteriosa.

Decisamente più soft il “Sentiero dell’agave in fiore” che in un’ora e mezza vi porterà da Punta S. Elia a Marina di Praia tra le rupi e che incontra per un breve tratto la “passeggiata dell’amore”.

Tra agavi e fichi d’india, immensi carrubi e rosmarino, l’atmosfera è incantata anche se il sentiero è piuttosto impervio e servono delle scarpe adatte per arrivare al traguardo.

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