Probabilmente avrai visto il Duomo di Amalfi, forse l’hai già visitato, oppure lo hai inserito nella lista delle cose da vedere assolutamente in Costiera Amalfitana.
Probabilmente di questa città conosci lo sfusato amalfitano, utilizzato per la realizzazione di sorbetti e gelati, di dolci e prelibatezze salate. Sarai informato sull’affascinante Regata storica, che ogni anno entusiasma gli appassionati e porta ad Amalfi un’incredibile quantità di viaggiatori.
Forse, però, non conosci la tradizione della Carta di Amalfi, una tradizione davvero antica ed affascinante, che ancora oggi tiene in vita un prodotto unico e pregiato, che merita un posto nella lista del tuo shopping in Costiera Amalfitana.
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La Carta di Amalfi: dal medioevo ad oggi
La Carta di Amalfi prodotta a mano nella Valle dei Mulini è stata in passato una delle attività principali degli amalfitani.
La produzione della Carta di Amalfi inizia tra il XII e il XIII. Ad importare la carta in occidente furono probabilmente gli arabi che avevano imparato le tecniche di lavorazione dai cinesi. Gli amalfitani, da secoli in stretto contatto con i porti del mediterraneo orientale, si dimostrarono piuttosto abili nell’apprenderne l’arte dei “magistri in arte cartarum” dando origine così alla produzione made in Italy della carta.
Questa attività si dimostrò molto redditizia e gli amalfitani avevano tutto quello che gli serviva per diventare dei veri esperti, dalla materia prima all’energia per far funzionare le cartiere. In un epoca dove l’elettricità non esisteva ancora, l’energia idraulica ricavata dal fiume Canneto si rivelò molto più utile.
La carta era chiamata “charta bambagina”, su questo nome vi sono molte ipotesi, anche se è molto probabile che la parola in latino medievale “Bambax” abbia origine dal greco, significando, infatti, “cotone”. Federico II nel 1200 proibì l’utilizzo della carta bambagina ai notai della Curia perché era troppo leggera, imponendo di scrivere gli atti sulla pergamena, molto più resistente.
Tuttavia la Carta di Amalfi continuò ad essere prodotta e apprezzata, verso la fine del ‘700 la Valle dei Mulini contava circa 16 cartiere che si nascondevano tra agrumeti e cascate d’acqua, uno scenario surreale che ha attirato artisti e poeti accorsi da tutte le parti del vecchio continente per mettere nero su carta (rigorosamente Carta di Amalfi) la bellezza di questo luogo.
La produzione della carta fu molto diffusa anche nelle valli di Maiori e Minori che, insieme ad Amalfi, ancora oggi conservano numerosi resti monumentali di questa attività, luoghi suggestivi da visitare e consigliati agli amanti delle escursioni e dell’archeologia industriale.
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Il processo di fabbricazione della Carta di Amalfi
Il processo di fabbricazione della Carta di Amalfi è molto affascinante e si componeva di varie fasi. I cenci di lino, cotone e canapa venivano disposti in vasche di pietra chiamate “pile” dove di tritavano sino a diventare una poltiglia aiutandosi con del magli di legno chiodati. I chiodi si trovavano alle estremità ed erano di varie dimensioni, in base alla grammatura e allo spessore dei fogli di carta che si dovevano ottenere. I magli di legno non venivano usati a mano perché erano molto pesanti, sfruttando la forza dell’acqua che precipitava su una ruota e faceva da contrappeso, partiva l’albero di trasmissione che si muoveva lentamente.
Dopo aver ottenuto la poltiglia si trasferiva in un tino dentro il quale veniva calata la forma, ovvero una cornice di legno con al centro una trama di fili in ottone e bronzo che costituiva la filigrana. La carta aveva il marchio di fabbrica dei cartari che si imprimeva con la filigrana, invisibile ad occhio nudo, solo mettendo il foglio in controluce si potevano vedere gli araldi e i simboli civici e religiosi. I fogli di Carta di Amalfi più antichi risalgono al XIII e XIV secolo e hanno lo stemma della città, oppure la croce con le otto punte.
Tornando al processo di produzione della Carta di Amalfi, quando la poltiglia si attaccava alla forma si lasciava scolare l’acqua e poi si trasferiva sul feltro di lana creando una catasta di fogli pressata da un torchio di legno per eliminare tutta l’acqua in eccesso. Avviandoci verso le fasi finali della produzione della carta, ecco che dopo essere stati staccati venivano portati allo “spandituro” per l’asciugatura che si trovavano nel punto più alto della cartiera, per consentire al vento di agire in fretta.
Infine i fogli venivano stirati nella stanza dell’allisciaturo. Dal XVIII secolo i magli di legno lasciarono il posto ad una macchina olandese molto più precisa con cui si produceva una poltiglia più fine. Le filigrane erano attaccate a dei cilindri in metallo e la poltiglia che passava automaticamente attraverso delle condutture in muratura si staccava senza l’intervento dell’uomo. Per l’asciugatura venne introdotta la caldaia a vapore con cui si trattavano i fogli prima della sosta obbligata negli spanditoi.
La Carta di Amalfi si utilizzava per i documenti ufficiale del ducato ed era in uso presso le corti degli Angioini, degli Aragonesi e in quella Borbonica. Indubbiamente la filigrana di qualità rendeva la carta molto più pregiata rispetto alle altre ed è per questo che frugando negli archivi storici potete imbattervi in antichi documenti scritti su Carta di Amalfi. Un altro utilizzo della Carta di Amalfi era per comunicazioni diverse da quelle ufficiali come annunci di nozze e inviti a corte.
Oggi la Carta di Amalfi è ancora prodotta e usata dallo stato del Vaticano per la corrispondenza, molto richiesta inoltre per occasioni importanti e per la pubblicazione di eleganti opere letterarie.
Museo della carta: dove si trova e come visitarlo
Il Museo della Carta si trova ad Amalfi in via Delle Cartiere, 24.
Per raggiungerlo, una volta arrivati ad Amalfi percorrendo la strada statale 163 e arrivati alla rotonda di Piazza Flavio Gioia, svoltare a destra in Via Lorenzo D’Amalfi e proseguire a piedi sempre diritto, attraversando il centro cittadino e via Pietro Capuano.
Con i mezzi pubblici invece bisogna affidarsi agli autobus SITA o ai servizi via mare Travelmar.
Il museo è stato ricavato all’interno di una ex cartiera dal Cav. Nicola Milano, che ne era lo storico proprietario. La “Fondazione Museo della Carta” dal 1971 si occupa della diffusione e della divulgazione dell’antica arte della lavorazione della Carta di Amalfi.
Nicola Milano nacque ad Amalfi nel 1903 e si può considerare il veterano della lavorazione della carta. A soli 13 anni fu costretto ad abbandonare gli studi per provvedere alla famiglia dopo che il padre era stato chiamato in guerra. È grazie alla sua passione che Amalfi ha un museo dedicato alla carta, avendo lui stesso portato avanti ben 3 attività di questo tipo.
Purtroppo è stato costretto a chiudere perché sosteneva dei costi esorbitanti per il trasporto della carta, a quell’epoca infatti i collegamenti stradali non erano dei migliori. E nel 1969 l’ultima cartiera chiuse i cancelli. Non riuscendo a separarsi dalla Carta di Amalfi decise di creare il Museo della Carta.
Anche in questo caso non sono mancati i problemi dovuti alla burocrazia italiana, ma oggi il museo rappresenta una realtà interessante dove alla conservazione è stata affiancata l’attività di ripresa delle antiche arti. Durante la visita guidata si può assistere anche alla realizzazione dei fogli a mano e vedere in azione gli antichi mulini azionati dalle acque del torrente Canneto.
Se vuoi visistare il Museo della Carta, ti consigliamo di consultare il sito ufficiale per conoscere tutti gli orari di accesso, in modo da organizzare al meglio la tua visita.
Dal momento che possono esserci variazioni in base al periodo dell’anno o a seguito di eventi particolari, prima della visita ti consigliamo di chiedere conferma telefonando al numero + 39 0898304561 o inviando una mail [email protected].
E’ previsto il pagamento di un biglietto.